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Recensione "Il gigante con il violino" di Rebecca Quasi

Libro: Il gigante con il violino

Autore: Rebecca Quasi

Editore: Rebecca Quasi

Copertina flessibile: 458 pagine

Stampa: 19/07/2018 (Formato kindle) - 16/12/2019 (copertina flessibile)

Dove acquistarlo:

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Questa recensione non è come le altre perché il romanzo che ho deciso di leggere non è come gli altri. Detto tra noi questo libro non rispecchia il mio genere di lettura per varie ragioni che ovviamente vado ad esplicare: innanzitutto il narratore è esterno, non partecipa alle vicende dei personaggi, ma racconta i fatti in terza persona. In genere non amo molto questo tipo di narratore perché purtroppo più volte mi è capitato di leggere romanzi in terza persona in cui lo scrittore è stato davvero poco capace di descrivere sentimenti ed emozioni, di trasmettere ciò che i personaggi provano e pensano. Devo però ricredermi, ci sono autori che riescono nell’ardua impresa di comunicare la sfera affettiva, di rendere partecipe il lettore, di stimolare empatia e quest’autrice è riuscita a descrivere in maniera assoluta ed eccellente, almeno dal mio punto di vista,  gli stati d’animo dei personaggi, le loro passioni, l’ardore, l’assennatezza, la rabbia, tutto insomma. Quindi davvero le faccio i miei più sinceri complimenti soprattutto perché sono una lettrice davvero poco incline ad impressionarsi.
L’autrice di cui sto parlando è Rebecca Quasi, definita la “vincente proposta del self-editing”. Pensa che la rivoluzione più grande sia la parola scritta, ed io sono d’accordo con lei! Tra i suoi libri troviamo “”Le Ali” “Scacco matto vostra Grazia” “Dita come farfalle” “Cucito Addosso” e molti altri.

Potete trovarla qui:


Abbiamo già accennato che la storia è abbastanza particolare, nessun lui presuntuoso, restio all’amore, nessuna lei sfuggente o spaventata dai suoi stessi sentimenti, cose che vanno bene, cose che vanno male, lieto fine. Questo libro è molto di più. In questo libro c’è tanto, c’è tutto!

Ovviamente, onde evitare problemi di royalty, di seguito trovate la sinossi copiata parola per parola dal libro.

Sinossi: Diego Suarez  è un interessante caso di statistica genetica.
Nato dall'incrocio tra una prostituta tossicodipendente e un violento spacciatore di origine argentina, sarebbe stato il candidato ideale ad aggiudicarsi una personalità su misura per la vita nei bassifondi, invece il patrimonio genetico dei suoi genitori lo ha colpito solo di striscio.

Con un'intelligenza superiore alla media, un sorprendente talento musicale e tanto cinismo da sopravvivenza, approda a otto anni nella vita di Maddalena Maschieri, la sua mamma adottiva. Insieme a lei e a Giovanni Dalfiume, il marito, trova un equilibrio e una stabilità che non credeva possibili. A sconvolgere di nuovo la sua esistenza sarà la nascita di Elena, figlia di Maddalena e Giovanni: l'amore della sua vita.

Diego si era seduto sul letto a guardare intensamente il muro.
Ogni volta era peggio.
Ogni volta che tornava a casa, la marea si alzava, da lì all'annegamento non mancava poi molto.
- Si può sapere che hai? - domandò lei. Gli si era piantata davanti.
Tutto e niente.
- Isobel. Mi devi dare una mano con lei, Elena.
Era parte del problema, un'aggravante, diciamo.
Lei si appoggiò allo stipite della porta del bagno e gli sorrise di traverso, come se stesse fiutando un vantaggio.
Era scalza e i suoi piedi magri e bianchissimi spuntavano dai jeans aderenti che salivano fino a confinare con una maglietta rosa un po' troppo scollata e un po' troppo trasparente. E anche troppo corta, a voler essere pignoli.
- Mettiamo le cose in chiaro, Maschieri, per me non è cambiato niente in questi dieci anni.
Diretta e spietata. Lo erano tutti in famiglia, la cosa aveva i suoi vantaggi, ma le tranvate sui denti non mancavano mai.
Diego deglutì.
- Sono innamorata di te e credo che la cosa non sia destinata a modificarsi, per cui se mi vuoi intorno è a tuo rischio e pericolo.

 

 Direi che possiamo appropinquarci a parlare dei personaggi. Devo introdurli tutti perché le loro vite sono intrecciate a tal punto che non sussisterebbero gli uni senza gli altri e la storia non potrebbe essere raccontata:

partiamo dal gigante del titolo, Diego Maschieri detto anche “Remigio” , il cui vero nome è Diego Suarez, figlio di una prostituta tossicodipendente e di un violento spacciatore di origine argentina. “Un uomo altissimo, una specie di gigante uscito da una rivista patinata”. Ha una singolare personalità: nonostante sia cresciuto, per i primi otto anni della sua vita, in un ambiente insano la sua “bussola morale”, che lo ha preservato dallo squallore, è rimasta intatta: è definito “Sano, integro e spietato”. All’età di otto anni viene adottato da Maddalena Maschieri, purtroppo non posso dirvi come, ma vi assicuro che la storia è particolarmente appassionante. Grazie a Tchaikovsky scopre la musica e soprattutto il violino. Diventa un affermato violinista, viaggia moltissimo ed esegue concerti in tutto il mondo. Particolarmente coinvolgenti sono le descrizioni dei momenti in cui si abbandona alla musica, ne riporto un piccolo estratto per darvi un’idea di quanto siano suggestive: “Ruppe il silenzio con la musica, la fece deflagare con prepotenza nella sua stanza ovattata, la trasse fuori con gesti frenetici. Per suonarlo un violino, lo devi abbracciare e se sei un uomo alto e possente devi calibrare la tua forza, dosare la passione…”

Elena Dalfiume, 28 anni e “il porto d’armi”, detta anche “pulce”, studia per diventare anatomopatologa “ma ora era negli operativi”. Ha i geni dei genitori mescolati insieme “era sanguigna come sua madre, razionale come suo padre, determinata come entrambi. Spazio di manovra per fregarla: nessuno” . E’ innamorata di Diego e questo è palese sin da subito “è un po’ arrabbiata da dieci anni” con Diego, precisamente da quando gli ha detto di essere innamorata di lui e Diego “l’ha spedita a Canossa dicendo che non voleva sentire una scemenza del genere da sua sorella”.  Elena riesce a vederlo, sempre. Lo riconosce, riconosce il suo odore appena lo sente “l’odore voleva dire sono a casa, è tutto a posto”.
 C’è solo un piccolo, infinitesimale problema: la ragazza “Aveva il vizietto di crescere” e “non c’era stato verso di fermare la cosa”.

Maddalena Maschieri, madre biologica di Elena, madre adottiva di Diego di “indole anarchica” ”viso angelico”, ”minuscola in tutto”, “addormentata sembrava un angelo sveglia era una Virago”.

Giovanni, marito di Maddalena e padre di Elena, è un commissario dagli occhi ” verde scuro, il taglio sottile e allungato conferiva al suo viso virile un’espressione inquisitoria”.
Nel romanzo è accennata anche la loro storia che è bellissima e rovinosamente coinvolgente ed io vorrei davvero davvero raccontarla ma proprio non posso!

Marina, parrucchiera e sorellastra da parte di madre di Diego. 

Samantha, genitrice di Diego “madre biologica dall’ossatura sottile, colori chiari” e  “tratti diafani”.

Isobel , detta Izzy, o, come si definisce lei, “bambina in affitto”, una “piccoletta con i ricci neri”. E’, in un certo senso, lo specchio di Diego: come lui anche Isobel vuole scappare da una vita e da una famiglia che non vuole accettare e che sembra non accorgersi di lei. I due “erano una massoneria, una setta di prescelti, persone capitate per sbaglio in posti di frontiera”. Diego non l’ha cercata, Isobel gli è finita addosso “come una secchiata d’acqua”. Decide di portarla a casa e grazie a lei, o per colpa sua (dipende dai punti di vista) Elena e Diego passano la loro prima notte nello stesso letto, insieme ad Isobel naturalmente.

Riccardo, secondo figlio di Maddalena e Giovanni, fratello di Elena. “l’unico adolescente del pianeta che non viveva in simbiosi con il proprio smartphone”.

 Nicola, fratello di Maddalena e avvocato,  uno squalo in tribunale che con il tempo si era addolcito. “Nicola si muoveva nella vita dei suoi nipoti come una guida; dove non arrivavano Maddalena e Giovanni ci pensava lui”.

Dalle prime pagine del romanzo ci viene presentato Diego: un uomo che sembra di pietra, ma in fondo non lo è affatto e non dobbiamo arrivare alla fine per capirlo. Si trova da anni nel “baratro Elena”, un precipizio da cui non può uscire, “era tentacolare e totalizzante come la musica. Era una musica”. La prima volta che l’ha vista “capì che non l’avrebbe mai guardata abbastanza, che per quanto tempo, pensieri e gesti le avesse dedicato, non sarebbero mai bastati a colmare il desiderio abissale di amarla”. Specifico che la prima volta che l’ha vista è stato il giorno in cui lei è nata. Elena cresce con il suono del violino di Diego “suonava per lei da che era venuta al mondo, e la sua musica era l’inchiostro invisibile con cui avevamo scritto la loro storia”. Insieme al patrigno Giovanni, il musicista aveva deciso che avrebbero preservato Elena “da ogni pericolo, male o sbucciatura al ginocchio” e soprattutto che “non sarebbe uscita con un ragazzo prima dei quarantacinque anni”. Diego prova un singolare senso di gelosia e tormento nei confronti di Elena, è continuamente preoccupato che possa accaderle qualcosa. Vi faccio un esempio: una notte, alcuni anni prima, trova Giovanni sveglio perché sua figlia lo ha chiamato, vuole che vada a prenderla. Il commissario, che a differenza di Diego, è l’incarnazione di un monaco tibetano, con calma sta andando a riprendere Elena. Il ragazzo al contrario è preoccupatissimo: “Diego sentì il bisogno di scuoterlo come una pianta spuntata nel campo dei miracoli: che cazzo ci faceva ancora in corridoio con le scarpe in mano? Uno minimamente normale sarebbe uscito in pigiama, si sarebbe fiondato in macchina, a sirene spiegate magari, e sarebbe stato a casa di quella stupida di Patty prima ancora che finisse la telefonata!” Non vi dico come va a finire, sappiate solo che è Diego ad andare a riprendere Elena che, nel frattempo, pare sia con un ragazzo e non dico altro, posso solo anticiparvi che, dopo quella sera,  lui decide di andare a vivere da solo.
Anni dopo si accorge che il rapporto tra lui e la ragazza sta cambiando. Ora io qui due paroline devo spenderle: Elena ha capito la natura molto poco fraterna della loro relazione a 17 anni e cinque mesi, lui circa dieci anni più tardi. Le donne sono sempre un passo avanti, non c’è niente da fare!
“-Quindi?-lo punse Elena!
– mi confondi-
- Anche tu-“.
Elena, della quale si può dire tutto tranne che non possegga una dose massiccia di genialità, con la scusa di aiutare Diego con Isobel trova “un terreno neutro su cui esplorarsi”. Io la adoro. E’ testarda ma ponderata, irruenta ma prudente. Il connubio perfetto per fare di lei una protagonista femminile davvero pregevole!
Ad un certo punto della storia, finalmente i due, si baciano “baciare Elena non era la catastrofe che aveva sempre temuto, non era l’apocalisse, non era la dannazione imperitura. Baciarla sapeva di arrivo, di cambiamento, di evoluzione”. Dopo quel bacio i due restano in uno stato di sospensione “non lo dice nessuno , ma una cosa sospesa prima o poi cade, o si appoggia”. La sospensione viene infatti scossa un martedì mattina e qui devo fermarmi perché temo di aver già rivelato molto più del necessario!
Parliamo un po’ di questi fantastici personaggi:
sono descritti in maniera superba, perfettamente incasinati e superbamente incastrati. Esistono solo in funzione gli uni degli altri. La storia sembra modellarli, plasmarli, portarli a compiere scelte, ad apportare cambiamenti, ad andare avanti. Sono realizzati con sapienza, sembrano formare un tutt’uno, eppure, allo stesso tempo, sono terribilmente distinti, ognuno ha il proprio carattere, le proprie emozioni, i propri pensieri, la propria voce. Sono psicologicamente ben tracciati, sembra che ciascuno di loro abbia una vita al di fuori del romanzo. I tratti caratteriali, quelli comportamentali, le emozioni sono straordinariamente convincenti. Il piccolo mondo creato dall’autrice è ricco di sfumature grazie alle storie raccontate in parallelo, è costruito con intelligenza e sapienza per accogliere i personaggi e le loro scelte che spesso sono dettate da insicurezze e paure, che poi sono i sentimenti che animano tutti noi.

Passiamo ai dialoghi, due parole per descriverli: appassionanti e divertenti quando necessario. L’autrice ha dato prova di particolare abilità di destreggiamento tra le storie dei vari personaggi e le relative conversazioni.
Riporto un estratto del dialogo tra Diego ed Elena:
-Dove hai il cappotto?- chiese Diego
-Non ce l’ho-
-Come non ce l’hai?-
-non avevo niente che stesse bene con il vestito-
-Vestito? Quella specie di maglietta?-
-La polmonite è molto di moda, infatti-


Avete letto questo romanzo? Cosa ne pensate?


CONSIGLI SPARSI

Siamo arrivati all’attesissima sezione dedicata alle tisane. Questa volta la decisione non poteva che ricadere sulla cioccolata calda. Lo so che le festività sono appena trascorse e che, probabilmente come me, avrete fatto bagarinaggio di carboidrati,  zuccheri raffinati, saccarosio, glucosio, acidi grassi saturi, polinsaturi, monoinsaturi e chi più ne ha più ne metta, ma le emozioni che rilascia questo libro e che l’amigdala deve gestire sono notevoli, per cui mi sembra giusto coccolarci con una bella tazza di saccaridi. In primo luogo è d’uopo specificare che anche la cioccolata calda apporta dei benefici, di certo nessun effetto drenante, dimagrante o diuretico, però fa bene al cuore, in senso letterale, al cervello ed è salutare per i vasi sanguigni e le arterie. In secondo luogo devo precisare che non sto parlando di cioccolata preconfezionata, quella a cui basta aggiungere l’acqua o il latte, ma di quella fatta in casa, anche perché, per quanto mi riguarda, con la cioccolata pronta, non ottengo lo stesso risultato dell’immagine stampata sulla scatola e così qualcosa che dovrebbe essere la ricetta della felicità, diventa la ricetta della tristezza e della frustrazione.

Gli ingredienti per una cioccolata calda gustosa e non troppo calorica sono:

250 ml di latte fresco
65 gr di cacao amaro in polvere
45 gr di cioccolato fondente
15 gr di fecola di patate
15 gr di amido di mais
25 gr di zucchero a velo (facoltativo)
2 bacelli di vaniglia
Per amor del vero devo dire che io lo zucchero a velo l’ho aggiunto perché per me facoltativo è sinonimo di necessario!
Passiamo alla preparazione:  tagliate i baccelli di vaniglia nel senso della lunghezza a metà, estraete la polpa grattando con la punta di un coltello e uniteli al cacao precedentemente setacciato. Setacciate  la fecola, l’amido di mais e lo zucchero a velo, raccogliendo tutto nella ciotola del cacao. Per quanto riguarda il cioccolato fondente potete grattugiarlo semplicemente ed unirlo al resto. Mettete tutta la polvere in un pentolino, versate a filo una parte di latte mescolando molto molto bene perché non si formino i grumi e quando il cacao sarà ben sciolto nel latte, versate quello restante e accendete il fuoco continuando a mescolare.
Nel caso in cui vorreste farne un po’ di più, vi consiglio di conservare la polvere in un luogo fresco e asciutto in un vaso di vetro con chiusura ermetica. Personalmente ne ho preparato in eccedenza, non posso essere certa della direzione che le mie emozioni prenderanno nel corso del tempo, quindi un bel vaso di cioccolato a portata di mano è sempre gradito!






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